Giorgio Vasta, direttore creativo della rassegna Book Pride, è tra le
voci più importanti della narrativa italiana degli ultimi anni, passata
attraverso opere come Il tempo materiale (Minimum Fax, 2008) e
Absolutely nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani
(Quodlibet, 2016).
Prendendo spunto da F for Fake di Orson Welles, F For Fazel è una
piccola lezione - composta da testi letterari, foto, sequenze audiovideo
- che attraverso la figura un po’ reale un po’ fantasticata di Ramak Fazel,
il fotografo con cui ha viaggiato negli Stati Uniti, prova a descrivere
l’esperienza del confine, ciò che al contempo separa e unisce: una
nozione utile solo nel momento in cui non viene esasperata.
Essendo Fazel uno sconfinatore naturale che procede nello spazio
e nel tempo assecondando l’esigenza di varcare ogni soglia, non
necessariamente per spirito d’avventura ma nella maggior parte dei
casi perché non può farne a meno (la soglia lo provoca), tracciarne un
ritratto diventa un modo per condividere una percezione del confine
e, proprio attraverso il confine, dell’umano tout court.
francesca manfredi
UN BUON POSTO DOVE STARE
Francesca Manfredi è tra le voci più promettenti della nuova narrativa
italiana. Ha pubblicato racconti su Linus e Il Corriere della
Sera e tiene corsi di narrazione presso la Scuola Holden di Torino.
Con il suo romanzo d’esordio Un buon posto dove stare (La nave
di Teseo, 2017) ha vinto il Premio Campiello Opera Prima.
Un bosco, una vecchia casa in montagna, la piscina di un condominio.
Una bambina che nuota, una ragazza che torna a casa, un
padre che scompare, un altro che trova pace nel silenzio umido
di una cantina. E poi, nel pulviscolo di istanti che compongono i
giorni più normali, affiora la rete dei sentimenti, dei sogni, delle
scoperte che illuminano e feriscono, di una memoria in cui si è
sempre salvi, ma inguaribilmente soli. È con grazia e scrittura
limpidissima che Francesca Manfredi racconta i protagonisti di
queste undici storie, avvolti nella normalità delle loro vite, ma
sempre colti sul principio di una soglia da cui poter guardare alle
loro fragilità e alle loro inquietudini, come a un posto da cui non
è necessario fuggire, un buon posto dove stare.
VIVIAN LAMARQUE
dalla fiaba alla poesia
Vivian Lamarque è scrittrice, poetessa e apprezzata traduttrice.
Autrice di una quarantina di fiabe tradotte in varie lingue e di
apprezzate raccolte poetiche, è vincitrice di numerosi premi e
riconoscimenti, tra i quali il Premio Viareggio Opera Prima 1981,
il Premio Andersen 2000 e il Premio Bagutta 2017. Ha tradotto, tra
gli altri, Paul Valéry, Charles Baudelaire, Jacques Prévert e Jean de
La Fontaine. Collabora da anni con il Corriere della Sera.
Per OltreConfine l’autrice leggerà alle ore 16 alcuni brani tratti dal
libro Storielle al contrario (Einaudi Ragazzi, 2013) e Le favole di La
Fontaine tradotto per Mondadori.
Dalle ore 17 circa, l’incontro con l’autrice proseguirà sul binario
della poesia, con la lettura delle poesie tratte dalle raccolte Madre
d’inverno (Mondadori, 2016) e Poesie per un gatto (Mondadori,
2007).
paolo rumiz
LA REGINA DEL SILENZIO
Paolo Rumiz è giornalista per La Repubblica e Il Piccolo di Trieste. Le sue
narrazioni di uomini e viaggi sono fra le più apprezzate del panorama
letterario nazionale, attraverso le pagine di libri come La leggenda dei
monti naviganti (Feltrinelli, 2007), La cotogna di Istanbul (Feltrinelli,
2010) e Come cavalli che dormono in piedi (Feltrinelli, 2014).
In occasione della recente uscita del volume La regina del silenzio
(La nave di Teseo, 2017), lo scrittore incontra il pubblico per raccontarsi
e raccontare la sua nuova avventura letteraria, una favola popolata di
suoni contro la violenza del silenzio e del troppo rumore che ci assedia:
un invito ad ascoltare se stessi e gli altri e a non farsi inghiottire dal
frastuono che ci assedia ogni giorno.
Un libro, spiega l’autore, che è nato dalla collaborazione fra uomini
di confine, e che vede la luce attraverso l’ascolto delle storie degli
altri, raccolte come briciole in giro per il mondo, piccoli racconti che
sono andati a plasmare la storia di Mila, figlia del valoroso cavaliere
Vadim, che ha il dono innato della musica e cresce ascoltando la
melodia della natura.
Con il suono della sua voce sfiderà il divieto del malvagio re Urdal
e deciderà di cercare il bardo Tahir, l’uomo che le ha insegnato il
canto, per guidare insieme la battaglia più importante, nel nome
della musica e della libertà.
michela marzano
Dare la propria fiducia
Michela Marzano, filosofa e saggista, è fra le voci più acute della
nostra società. Docente all’Università di Parigi V René Descartes, è
autrice fra gli altri di Volevo essere una farfalla (Mondadori, 2011),
L’amore è tutto. È tutto ciò che so dell’amore (UTET, 2013, Premio
Bancarella), Il diritto di essere io (Laterza, 2014) e L’amore che mi
resta (Einaudi, 2017).
La fiducia porta con sé qualcosa di paradossale. È fondamentale,
perché senza fiducia è difficile immaginare l’esistenza stessa delle
relazioni umane - a differenza della paura che porta ognuno a
rifugiarsi in un universo chiuso, in cui niente è più possibile, la
fiducia aiuta a uscire da questo stato di paralisi e ci permette di
scommettere su noi stessi, sugli altri e sul futuro.
Ma è anche pericolosa, nel senso che comporta sempre il rischio che il depositario della nostra
fiducia non sia all’altezza delle nostre aspettative o, peggio, tradisca deliberatamente la fiducia che
riponiamo in lui. La fiducia non si decreta; e nemmeno si esige. La sua logica, esattamente come
quella del dono, è sempre asimmetrica.
massimo bubola
Ballata senza nome
Massimo Bubola, nome di culto della musica d’autore italiana, è
poeta, musicista, scrittore. Ha al suo attivo venti album che tracciano
un percorso unico nella letteratura musicale del nostro Paese, la
scrittura di celebri brani come Il cielo d’Irlanda e il grande sodalizio
artistico con Fabrizio De André, con cui scrive e compone due storici
album come Rimini e L’Indiano, contenenti brani come Fiume Sand
Creek, Rimini, Sally, Andrea, Volta la carta, Hotel Supramonte, oltre
a Don Raffaè.
Negli ultimi anni si è dedicato alla riscoperta delle vicende della
Prima Guerra Mondiale in Italia. Nel 2017 vede la luce Ballata
senza nome (Frassinelli), una vera e propria Antologia di
Spoon River che racconta un momento cruciale della nostra storia.
È il 28 ottobre 1921: siamo nella basilica di Aquileia. Gli occhi di tutti
sono rivolti alle undici bare al centro della navata, e alla donna che le
fronteggia: Maria Bergamas. Maria deve scegliere, tra gli undici feretri,
quello che verrà tumulato a Roma, nel monumento al Milite Ignoto.
Maria passa davanti a ogni bara, e ognuna le racconta una storia.
Sono vicende di giovani uomini, strappati alle loro famiglie, ai loro amori, ai loro lavori, finiti a morire in
una guerra durissima e feroce: contadini e cittadini, borghesi e proletari, braccianti e maestri elementari,
fornai, minatori, falegnami, muratori, veterinari e seminaristi che parlano in latino con il nemico ferito
sul campo di battaglia. Attraverso le voci di questi soldati senza nome non solo riviviamo i momenti
cruciali della Grande Guerra, non solo ci caliamo, in una vera trance empatica, nelle vite dei protagonisti,
ma riscopriamo un’Italia che oggi si può dire definitivamente scomparsa.
massimo recalcati
CONTRO IL SACRIFICIO
Massimo Recalcati, tra i più noti psicoanalisti in Italia, è autore
di alcuni fra i più apprezzati saggi degli ultimi anni, fra i quali
Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre
(Feltrinelli, 2013), I tabù del mondo (Einaudi, 2017) e Il segreto
del figlio. Da Edipo al figlio ritrovato (Feltrinelli, 2017).
Con il suo ultimo Contro il sacrificio. Al di là del fantasma
sacrificale (Raffaello Cortina, 2017), Recalcati affronta il tema del
sacrificio, una passione che è solo umana.
Gli uomini non si sono limitati a sacrificare sull’altare animali offerti
ai loro Dei ma hanno sacrificato su quell’altare anche la loro vita.
È il caso dell’uomo ipermorale che sacrifica il suo desiderio, o del
martire del terrorismo che si immola per una causa.
La psicoanalisi, insieme alla parola più profonda di Gesù,
si impegna a liberare la vita dal peso del sacrificio. Il che
comporta un diverso pensiero della Legge: l’uomo non
è schiavo della Legge perché la Legge - come sostiene
la lezione cristiana e quella di Lacan - non è fatta che
per l’uomo.
Reinhold MESSNER
IL FASCINO DELL’IMPOSSIBILE
Reinhold Messner è una leggenda dell’alpinismo mondiale.
Esploratore, scrittore e regista, è stato il primo alpinista al mondo ad
aver scalato tutte le quattordici cime del pianeta che superano gli
8000 metri sul livello del mare, in condizioni di eccezionale difficoltà.
Con l’ausilio di esclusive immagini elaborate tramite rilevazioni
satellitari, Reinhold Messner ci porta nella quarta dimensione
della montagna, ripercorrendo lo sviluppo dell’alpinismo attraverso
tredici cime leggendarie.
«Nel 1969 riuscii a superare in solitaria la via
più impegnativa delle Alpi Orientali, l’allora
famigerato diedro Philipp-Flamm al Civetta,
durante una bufera. Scalai da solo e in libera
anche la parete ritenuta allora la più difficile
delle Alpi Occidentali, la Nord delle Droites.
A quel punto le Alpi mi erano divenute strette.
Non era presunzione; era invece la brama di
ampliare sempre più i miei confini, era la curiosità
di un uomo ancora giovane e sotto molti
aspetti inesperto. Fino a dove sarei stato capace
di spingermi?»
Reinhold Messner
PIERPAOLO CAPOVILLA
pier paolo pasolini LA RELIGIONE DEL MIO TEMPO
Pierpaolo Capovilla è fra le voci più autorevoli del rock italiano.
Fondatore de Il Teatro degli Orrori e degli One Dimensional Man,
fa inoltre parte del progetto musicale Bunuel e da anni porta in
giro per l’Italia reading teatrali dando voce ai versi di Vladimir
Majakovskij, Antonio Delfini, Sergej Esenin, Antonin Artaud.
Pier Paolo Pasolini scrisse La Religione del Mio Tempo alla fine
degli anni Cinquanta. Il paese era in pieno boom economico, e
il poeta vide con chiarezza cosa l’Italia stava diventando, e come
la società italiana stava repentinamente cambiando, nel segno
dell’oblio dei valori della Resistenza e dei princìpi cristiano-sociali.
Quell’esordiente processo di dimenticanza, nei decenni, ha fatto
passi giganteschi, fino ad irrompere nella nostra contemporaneità,
più forte e più distruttivo che mai.
Ecco perché, a distanza di tanti
anni, la poesia di Pier Paolo Pasolini
è così attuale.
La Religione del Mio Tempo
sembra infatti esser stata scritta
ieri, e sembra essere dedicata a
noi, uomini e donne d’Italia, nel
nuovo millennio.
MURUBUTU
L’UOMO CHE VIAGGIAVA NEL VENTO IL RAP COME LETTERATURA
Murubutu, pseudonimo di Alessio Mariani, è tra i più apprezzati
rapper della scena musicale italiana. Docente di filosofia e storia
in un liceo di Reggio Emilia, la sua arte è sospesa fra musica rap
e letteratura.
I suoi dischi danno voce alla musica rap come mezzo di emancipazione
culturale, con un occhio in particolare rivolto al connubio
con la narrativa che ha reso nota la sua musica a livello nazionale
portando la tecnica dello storytelling a livelli inesplorati.
Attraverso dischi come Il giovane Mariani e altri racconti (2009), Gli
ammutinati del Bouncin ovvero mirabolanti avventure di uomini
e mari (2014) e L’uomo che viaggiava nel vento e altri racconti di
brezze e correnti (2016) propone un’innovativa miscela di hip-hop
classico con poesia, narrativa e letteratura di ogni tempo.
PROIEZIONE CINEMATOGRAFICA
il cinema inedito di Ermanno OLMI
Ermanno Olmi è un maestro del cinema italiano. Nato
a Bergamo nel 1931, inizia a lavorare per Edison e
esordisce nel mondo del cinema nel 1959 con Il
tempo si è fermato, ambientato in Adamello.
Seguiranno capolavori riconosciuti in tutto il mondo,
fra i quali Il posto (Premio della Critica al Festival di
Venezia 1961), I fidanzati, L’albero degli zoccoli (Palma
d’Oro al Festival di Cannes 1978), La leggenda del
Santo Bevitore (Leone d’Oro al Festival di Cannes
1988), Il mestiere delle armi.
OltreConfine celebra l’Olmi inedito e raro, attraverso
la proiezione di Il tentato suicidio nell’adolescenza
(1968, presentato in anteprima lo scorso settembre al
Festival del Cinema di Venezia), breve documentario
di 38 minuti avventurosamente ritrovato lo scorso
anno negli archivi del Musil, e di Il profeta della Bassa
(1967), documentario sulla figura di Don Primo
Mazzolari, commissionato e poi rifiutato dalla RAI,
che non lo mandò in onda.